Secondo ILGA-Europe il 2022 è stato l’anno più violento mai registrato per la comunità LGBT+.

Il report annuale dello scorso Marzo (che potete consultare cliccando qui) ha rivelato infatti che negli ultimi dodici mesi le aggressioni e i discorsi incentrati sull’omolesbobitransfobia da parte di leader religiosi e politici sono stati così violenti che hanno spesso portato al suicidio delle vittime. Si tratta di un dato raccapricciante ma che, purtroppo, restituisce immediatamente il quadro generale della condizione della popolazione LGBT+ di Europa e Asia Centrale.

Evelyne Paradis, direttrice esecutiva di Ilga-Europe, ha dichiarato che “quest’anno abbiamo visto che la violenza è sempre più organizzata e letale e che le persone Lgbti si sentono sempre meno sicure in Europa. Abbiamo la prova che i discorsi d’odio nei confronti delle persone Lgbti non sono solo parole di leader marginali o aspiranti autocrati, ma problemi veri con conseguenze drammatiche per le persone e le comunità.

Il nemico della comunità LGBT+ non è da identificare soltanto in leader politici e religiosi spesso considerati “estremisti”, bensì anche nella stampa che tende a pubblicare articoli e servizi ostili nei confronti dell’intera comunità, con un focus ben preciso verso le persone transgender nell’ultimo anno (così come rivelano le tendenze e le indagini statistiche). Anche Paesi da sempre schierati dalla parte della libertà hanno assunto posizioni controverse e spesso di natura fobica: parliamo di Novergia, Irlanda, Polonia, Regno Unito e Spagna.  In Italia si può registrare invece un incremento di episodi di matrice omolesbobitransfobica in concomitanza con il cambio di vertici politici e con l’assunzione di un governo di destra.

La buona notizia è che i casi portati in tribunale stanno aumentando, soprattutto grazie all’intervento delle leggi antidiscriminazione introdotte nella maggior parte degli stati europei. In Bosnia Erzegovina si è infatti registrata, nel 2022, la prima vittoria in tribunale dopo l’introduzione della legge nel 2019: questo, però, porta all’attenzione anche il fatto che chi difende i diritti LGBT+ diventa un bersaglio. Avvocati, attivisti, difensori dei diritti e alleati sono spesso finiti al centro di episodi di violenza senza precedenti e ciò ha reso sicuramente più difficile approcciarsi politicamente ai discorsi di rivendicazione dell’intera comunità LGBT+. Qualche esempio? In Bielorussia si registrano centinaia di detenuti incarcerati e torturati per aver dimostrato vicinanza alla popolazione LGBT+, a Montenegro le case dei difensori dei diritti umani sono state distrutte e le persone al loro interno minacciate di morte.

Tutto ciò concorre a creare una barriera, un distacco netto tra la libertà di parola, di espressione e di autodeterminazione e le istituzioni che tendono ad ostracizzare la stessa comunità LGBT+ eliminandola dai discorsi e dai dibattiti pubblici e quotidiani. Lo sapevi che, in Italia, Giorgia Meloni ha dichiarato pubblicamente che non si dovrebbe parlare di educazione sessuale a scuola né della comunità LGBT+ ai bambini? Ci sono Paesi in cui è proibito informare la popolazione dei rischi di trasmissione di malattie sessuali, in cui è impossibile fare prevenzione e in cui le parole lesbica, gay e transgender sono taboo impronunciabili.

Pena? La reclusione, l’esclusione, la solitudine.

Le manifestazioni pro-LGBT sono in forte aumento, così come però sono in forte aumento anche le manifestazioni anti Pride. In Slovacchia, Turchia, Serbia e in decine di altri paesi i gruppi (sia forze di polizia che cittadini) hanno ampiamente dimostrato il proprio dissenso attraverso opere di violenza e repressione senza precedenti.

L’ultima notizia arriva dall’Italia, dove a Padova si sta consumando l’ennesimo atto di una politica persecutoria ai danni delle famiglie LBGT+

La Procura di Padova ha infatti richiesto al Comune gli atti di nascita di famiglie omogenitoriali registrati dal 2017 ad oggi: ci sono oltre 33 minori a rischio, minori contro i quali lo Stato si sta accanendo per privarli dei loro diritti. Non uno, non l’ultimo, ma l’ennesimo atto di guerra contro i colori della pace, della libertà, dell’uguaglianza.

I dati di Ilga-Europe e la realtà nella quale viviamo parlano in modo chiaro: il futuro dell’intera comunità LGBT+ potrebbe essere a rischio.

Fonte:radiopride.lgbt – Nausica Federico